Nutrizione

Vitamina D : storia di una carenza

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Ce qu'il faut retenir :

  • La carenza in Vitamina D è estremamente è estremamente frequente nella popolazione, e questo da molto tempo.
  • Prima, le carenze venivano trattate intuitivamente tramite l’alimentazione.
  • Al giorno d’oggi persistono importanti carenze tra la popolazione.

Vitamina D qui, Vitamina D la… Chi non si è fatto prescrivere un flacone di Vitamina D per il proprio bebè sin dal suo primo giorno di vita? O ancora, un flaconcino di Vitamina D durante l’inverno? Tutti abbiamo bisogno di vitamina D, dai più piccoli ai più grandi.

QUANDO MANCANZA DI SOLE FA RIMA CON CARENZA DI VITAMINA D

La vitamina D è cruciale per una buona salute, com’è possibile che sia così difficile trovarla nella nostra alimentazione? D’altro canto, tutti abbiamo una sensibilità particolare rispetto a questo tema: quando compaiono i primi raggi di sole in primavera, istintivamente cerchiamo di esporre almeno le nostre braccia al sole, in modo da « fare il pieno di Vitamina D ». Si tratta del miglior modo di ottenerne una quantità sufficiente, poiché la nostra alimentazione di certo non ne abbonda. Ah si! C’è in effetti un alimento che ne contiene molta: il fegato di merluzzo…

CARENZA IN VITAMINA D : UNA PRIMA SOLUZIONE EFFICACE MA « DOLOROSA »

La storia dei sintomi legati alla carenza di vitamina D nasce già nell’antichità. Già in questa epoca infatti, sono stati osservati casi di rachitismo, malattia dello scheletro in crescita nei bambini. Se la Vitamina D era totalmente sconosciuta, la sua assenza provocava già all’epoca importanti problemi di salute.

In Francia, già dal XIX° secolo, il Dott. Armand Trousseau raccomandava l’esposizione al sole, mentre invece Dale Percival, prescriveva l’olio di fegato di merluzzo. Possiamo davvero ringraziarlo, poiché oltre a salvare molte vite, il suo « saporito » rimedio fu la prima forma di integrazione orale di vitamina D [1]. "Olio di fegato di merluzzo: l'amaro da bere." Marc Escayrol

LA VITAMINA D E GLI ESCHIMESI

La consumazione di alimenti ricchi di Vitamina D tipica di alcune culture, ha permesso di poter identificare il loro potenziale nutrizionale. Questa medicina, qualificata come istintiva, venne osservata nella popolazione degli eschimesi. Questi ultimi consumavano fegato di pesci o foche crudi, che si è scoperto poi contenere della vitamina D (vi andrebbe di provare?). In assenza di sole, queste popolazioni avevano adottato questa forma di auto-terapia [2]. Un approccio affascinante !

XX° SECOLO: LA SCIENZA INCONTRA FINALMENTE LA VITAMINA D

Piccola parentesi ma sempre legata al tema di questo articolo … Avrete sicuramente sentito parlare dello scorbuto. Questa patologia, legata alla carenza di vitamina C venne osservata tra i marinai impegnati in lunghe navigazioni tra il XVI° e il XX° secolo. E venne curata grazie al succo di agrumi!

Per quanto riguarda il rachitismo causato da carenze in vitamina D, è nel 1922 che Hariette Chick rivelò in uno storico studio che l’assunzione di latte intero e olio di fegato di merluzzo permettevano di curare il rachitismo tra i bambini malnutriti di Vienna dopo la prima guerra mondiale.

Più precisamente, l’attività antirachitica dell’olio di fegato di merluzzo venne provata all’inizio del XX° secolo, grazie alle scoperte di Edward Mellanby. Successivamente, Elmer McCollum confermò le sue tesi e propose il nome di Vitamina D per questo principio anti-rachitismo. Dopo aver isolato la molecola, questa fu sintetizzata a metà del XX° secolo [3].

L’INTEGRAZIONE DI VITAMINA D, UNA RACCOMANDAZIONE (QUASI) UNIVERSALE ?

Oggi, conosciamo bene la Vitamina D e il suo ruolo nel funzionamento del nostro organismo e in particolare della salute ossea [4]. Per fortuna, la scienza e i progressi tecnici legati alla Vitamina D hanno fatto passi da gigante talmente notevoli che non siamo più obbligati a prendere questo ancestrale shot d’olio di fegato di merluzzo tutte le mattine. Soprattutto, visto che il merluzzo contiene una forte dose di Vitamina A, che può essere dannosa se consumata in eccesso (in particolare nelle donne incinte). .. Se vi state chiedendo quale sia l’interesse di una integrazione al giorno d’oggi, possiamo rispondervi che oggi ne siamo molto, anzi TROPPO carenti: e non siamo noi a dirlo, ma lo studio SU.VI.MAX, che ha dimostrato un apporto alimentare in vitamina D troppo debole in Francia [5]. Le ragioni e i rischi di tale carenza sono ben documentati oggi [6].

Perciò, alcune autorità cominciano a rivedere al rialzo gli apporti giornalieri raccomandati o le dosi massimali autorizzate. In particolare in Francia, paese nel quale le autorità indicano una soglia a 2000UI/giorno*. Non è da escludere che l’Unione Europea nei prossimi anni decida di seguire le raccomandazioni nord-americane, che indicano dosi massimali sempre più alte.

*UI: Unità internazionale

Pubblicazioni

1. Bacchetta, J.; Linglart, A. Pathologie phosphocalcique et osseuse de l’enfant; progrès en pédiatrie; Editions John Libbey Eurotext, 2015; Vol. 38; ISBN 978-2-7040-1463-7.
2. Beaune, J.-C. LA PHILOSOPHIE DU REMEDE; collection milieux CHAMP VALLON, 1993; ISBN 2-87673-179-7.
3. Wolf, G. The Discovery of Vitamin D: The Contribution of Adolf Windaus. J. Nutr. 2004, 134, 1299–1302, doi:10.1093/jn/134.6.1299.
4. Jorge, C. Vitamin D – new insights into an old molecule. Port. J. Nephrol. Hypertens. 2019, 33, doi:10.32932/pjnh.2019.10.033.
5. Etude SU.VI.MAX (SUpplémentation en VItamines et Minéraux Anti-oXydants), Dr S. Hercberg , 1994 -2003.

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